Sono un’assertrice dell’indipendenza femminile, dell’affrancamento dalla necessità di una relazione con un uomo. Elogio la vita da single, la libertà e l’autonomia. Spesso mi immagino come un predicatore americano che esorta platee di donne che – al grido di meglio sole!- si motivano l’un l’altra applaudendo a tempo di musica. In realtà trovo gli uomini deliziosi e la loro compagnia molto piacevole, semplicemente non credo nei gemellaggi tra sessi a lunga durata. E non sono l’unica, dato che si è creata una sorta di massoneria femminile, diffusa in maniera capillare in tutto il mondo.
Ma cosa succede quando un esemplare maschile si avvicina a una consorella, una donna fiera e indipendente, e riesce a colpirle l’anima inaridita, superando il fisiologico giubbotto antiproiettile, guadagnato con l’esperienza? Se tenta, inconsapevolmente, di bonificare quel terreno che la vita ha desertificato? Può succedere – raro come il passaggio della cometa di Halley – che un mattacchione con quel neurone in più che fa la differenza, occupi i nostri pensieri più del dovuto. Che fare? Resistere e soprattutto non perdere mai la lucidità, o quantomeno, lasciarla a portata di mano, per comprendere sempre chi abbiamo di fronte.
Anche l’uomo più intelligente lancia segnali inequivocabili, dobbiamo solo interpretarli. Poniamo il caso che abbiamo superato indenni i primi tre appuntamenti, perché il ragazzo è simpatico, non rutta, non puzza e non sbaglia i congiuntivi. Se si arriva al quarto, siamo al giro di boa: sta diventando una frequentazione. Ammettiamo solo a noi stesse che ci piace, ma cerchiamo di mantenere un profilo basso, anche perché lui farà lo stesso. Doserà amore e crudeltà (Marco Ferradini è un punto di riferimento fondamentale per gli uomini), farà degli apprezzamenti sottili nei nostri confronti, talmente sottili che mentre ci interrogheremo ancora su quello che avrà voluto dire, lui ci colpirà con un fendente, una battuta che rimetterà a posto le distanze. Tipica tecnica di guerra delle popolazioni di qualche tribù indigena. Il bastone e la carota, detto all’italica maniera.
Se anche il quarto appuntamento andrà bene, facendoci dimenticare quanto costa una baby sitter al giorno d’oggi e quanto ci costa alzarci alle 6 l’indomani, allora smettiamo pure di contarli, altrimenti diventiamo ossessivo compulsive. Possiamo tranquillamente affermare che stiamo vedendo qualcuno. Diciamolo pure al fornaio, al vicino di casa, ai colleghi e a tutti quelli che amano compiangerci per il nostro essere single. Evitiamo i parenti però. Non è ancora il caso che nostro padre gli dica: ragazzo, se la fai soffrire dovrai vedertela con me. E poi la famiglia ci mette una pressione psicologica che non possiamo permetterci. Frequentare costantemente una persona equivale a giocare un girone ad eliminazione diretta: dobbiamo stare sempre all’erta.
È opportuno mantenere i nervi saldi e mettere in pratica tutto quello che otto serie di Criminal Minds ci hanno insegnato. Primo passo: tracciare il profilo. Maschio, razza caucasica, istruito, eterosessuale, single, portatore sano di testosterone, ironico e di piacevole conversazione. È l’esemplare più pericoloso, colpisce in maniera subdola, cogliendo la vittima di sorpresa. Vabbè, vittima un piffero. Mica siamo cresciute con Cenerentola e la Sirenetta. Noi siamo come Silvester Stallone in Rambo, anche se evitiamo di oliarci il petto e tracciare strisce nere sul viso. Se la storia procede senza intoppi, dobbiamo solo interpretare i segnali che ci vengono lanciati con costanza e, per farlo, possiamo ricorrere a summit con le amiche, alla manualistica fin qui prodotta, ai grafici di excel.
Ci sono dei parametri indispensabili per capire con chi abbiamo a che fare. Quante volte fa riferimento ad altre donne del suo passato. Quante le nostre apparizioni pubbliche. Quanti progetti futuri che ci coinvolgono. Quanto sottolinea come la schiettezza sia la sua caratteristica principale. Facciamo degli esempi. Se ama raccontare le sue performance con altre donne, o ci ha scambiato per un commilitone al CAR, o è un chiaro segnale: ci sta dicendo che è suo uso e costume cambiare donna periodicamente.
Se le apparizioni di coppia in posti frequentati rasentano lo zero, o è un sociopatico, o non ha la benché minima intenzione di fare di noi delle donne oneste. Se siamo stati a casa sua/casa nostra, in bar di periferia, in locali fuori città o a passeggiare sotto i cavalcavia, non avremo incontrato nessuno che possa un giorno testimoniare la nostra frequentazione, in caso volessimo fargli una vertenza. Noi donne tendiamo a negare questa realtà, ma non è necessario che lui ci chiuda nel cofano della macchina o che ci abbassi la testa ai semafori per capire che non desidera si sappia in giro che frequenta qualcuno. Facciamo sempre la prova del funerale. Immaginiamo che lui muoia domani. Dove ci collocheremmo in un eventuale funerale? Certo non in prima fila col fazzoletto nero in testa. Neanche negli scranni centrali. In fondo alla chiesa con gli ex compagni delle elementari? In coda per il fiore che non marcisce col suocero del cognato? Parliamoci chiaro: può trovarci adorabili, sbaciucchiarci e tenerci strette fra la sue braccia fino all’alba, può condividere con noi gioie, dolori e fluidi corporei, ma se nessun amico, parente o vicino di casa ci conosce, stiamo sicure che non è un segnale rassicurante.
I progetti futuri sono i più difficili da interpretare. Se ci parla delle qualità della cucina giapponese, ovviamente noi fingeremo di non avere mai assaggiato una tempura in vita nostra. Attenzione. Qualche volta ti ci porto è cosa ben diversa da giovedì sera prenoto un tavolo. Lo capirebbe un’educanda. Quindi non affanniamoci a comprare un abitino di adatto alle ambientazioni orientali, perché potrebbe accadere nella stagione successiva o mai.
I riferimenti all’importanza del parlare chiaro sono dei messaggi lapalissiani. Si tiene pronto a congedarci, ovviamente, in modo piuttosto brutale, senza troppe cerimonie. Suvvia, che senso ha sottolineare l’importanza di essere sinceri? È importante anche assumere vitamina C, ma mica lo diciamo continuamente!
Corollario della franchezza millantata è il concetto di “vivere giorno per giorno”. Mi chiedo come si potrebbe fare altrimenti. Se si potesse, vivrei volentieri i giorni lavorativi in uno solo. Cosa intendono questi uomini quando affermano di vivere alla giornata? Rifiutano gli appuntamenti col dentista? Pagano la bolletta il giorno in cui arriva? Non fanno la revisione alla macchina? Tutte chiacchiere, vogliono solo dirci in maniera carina che il fatto che se siamo insieme oggi non implica che lo saremo anche domani.
Se concorrono tutti questi elementi, rassegniamoci (o gioiamo), non è la storia della nostra vita. Probabilmente ha una bella data di scadenza scritta sopra. L’importante è essere consapevoli e non venire colte di sorpresa. Godiamocela, finché dura. Del resto se abbiamo in frigo uno yogurt che scade domani, che facciamo? Lo mangiamo. E andiamo al supermercato a comprarne dell’altro.
Sia chiaro, non ho ancora 40 anni.
Nevrotica ma non isterica.
Acida ma non indigesta.
Tagliente ma non letale.
Madre ma non moglie.
Vivo. Scrivo. Rido.
Giusy Pitrone
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