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Dal Seme una nuova Barcellona P.G. Città della Cultura

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Partecipatissima inaugurazione del Cantiere del Seme d’Arancia e della Mostra di Ferdinando Scianna “Emilio e altri siciliani” nei riqualificati locali della ex stazione ferroviaria di Barcellona Pozzo di Gotto. Troppo piccoli i locali dell’Auditorium per contenere i tanti cittadini che hanno voluto essere presenti ad un evento di grande spessore culturale, aperto da una serie di interventi prima di procedere al taglio del nastro da parte dello stesso Emilio Isgrò.

La serata è iniziata con i saluti del Sindaco della città, Maria Teresa Collica e dell’Assessore Raffaella Campo: la prima ha esordito facendo una cronistoria del Seme d’Arancia, donato nel 1998 alla città dall’artista Isgrò come simbolo di rinascita, per poi proseguire “oggi Cantiere diverrà non solo l’aria circostante il Seme, ma la città intera!” E riferendosi alla palazzina che sarebbe stata inaugurata di lì a breve “si tratta di un museo non museo, con forme alternative di arte contemporanea”. Ha quindi evidenziato l’importanza del coinvolgere in tutto questo la cittadinanza, i giovani, i ragazzi delle scuole, chiudendo con queste parole: “è fondamentale imparare il bello, amarlo ed averne cura, a ciò mira il percorso educativo/didattico del Cantiere aperto a tutti, con il Seme fecondo sull’intero territorio”.

L’Assessore Campo ha posto in rilievo “che il Cantiere è fondamentale sia in senso stretto che in senso più ampio; la Fondazione di Comunità di Messina di Gaetano Giunta ha finanziato il tutto è va ringraziata”. Rivolgendosi ad Emilio Isgrò lo ha ringraziato per avere incoraggiato da sempre questa iniziativa, credendo nei sogni! Ha chiuso affermando che si faranno laboratori con le scuole primarie cittadine e con gli artisti che terranno i laboratori stessi. Ed ha presentato i vari relatori seduti al tavolo.

Dando la parola a Gaetano Giunta il quale nel suo intervento ha messo in rilievo il fatto che la Fondazione agisce con un pensiero innovativo, mirando ad una continuità fra sviluppo umano e sviluppo economico; “per trasformare le nostre città occorre imparare a ricostruire il tessuto delle nostre relazioni, le due grandi polarità bellezza e liberazione”. Ha salutato con queste parole: “la Fondazione è al fianco di tutti coloro che vogliono promuovere bellezza e liberazione e il progetto Cantiere del Seme è tutto questo”.

 

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Quindi ha preso la parola Francesco Mannuccia, architetto e barcellonese, colui che dirigerà i lavori di restauro, affidati all’impresa “L’Isola”, regalando al pubblico una relazione pregna di dati tecnici ma non solo: ha ringraziato il Sindaco e la Fondazione per la scelta di affidare il restauro e per il chiedere qualcosa di nuovo ovvero non il solito restauro ma il porre al centro la fase nascosta, il momento in cui si effettuano i lavori di restauro. Altra cosa positiva è certamente la presenza fisica dell’autore dell’opera, mentre spesso in questa fase si viene affiancati da storici dell’arte. L’Arch. Mannucia ha affermato: “il restauro di un’opera contemporanea esposta all’aperto è un tema nuovo, anche per questo Barcellona Pozzo di Gotto è all’avanguardia. Merito poi alla Fondazione di Giunta poiché è chiaro che il progetto economicamente è ben più oneroso di un semplice restauro”. Ha completato il proprio intervento facendo da apripista al prossimo relatore, infatti a suo parere qui si parla di un cantiere del restauro ma anche e forse soprattutto di un cantiere della cultura con un Seme non solo fisico ma anche ideale e che possa dare i suoi frutti, e proprio in quest’ottica fondamentale è la presenza di Marco Bazzini già Direttore del Museo Pecci di Prato definito precedentemente dallo stesso Emilio Isgrò “la persona giusta per Barcellona in quanto sufficientemente visionario”. E colui che nel progetto è il Direttore artistico ha fatto un intervento breve ma molto acuto: “non si tratta di un progetto folle, ma la cultura crea carattere, attitudini che ci fanno relazionare con gli altri; qui avremo la fruizione di uno spazio creato da noi stessi che contribuiamo a far crescere, questo è un percorso partecipato a cui miriamo per riappropriarci di quella che era una stazione: anche oggi arriva e parte la cultura come avveniva per la gente”.

Quindi ha parlato Ferdinado Scianna ed è stato qualcosa di memorabile che il pubblico ha sottolineato con parecchi applausi, un eloquio semplice ma al tempo stesso condito di saggezza ed ironia: “siete assai speriamo che continuerete ad essere assai in futuro” e “per me questa è la continuazione di un percorso che ho iniziato nel 1969 con l’inizio delle Cancellature, io ed Emilio siamo andati via dalla Sicilia, ci siamo incontrati entrambi giornalisti io all’Europeo lui ad Oggi, con amici comuni come Vincenzo Consolo. Entrambi non avevamo grande passione per la “sicilitudine” ma non rinunciavamo ad essere siciliani, non ci sentivamo né meglio nè peggio dei parigini o dei londinesi”.

Due grandi amici Isgrò e Scianna, due siciliani di cultura che hanno vissuto una esperienza simile, lontani dalla propria terra ma per questo ancor più siciliani. Il celebre fotografo ha raccontato con aneddoti divertenti quando l’amico barcellonese lo contattò raccontandogli del Seme, e lui ne fu entusiasta, soprattutto nel fotografare un tir con la scritta “questo tir trasporta un seme d’arancia” qualcosa di meraviglioso, non una delle solite cancellature ma questa volta uno scritto che aveva un significato profondo, qui si raccontava la storia! E poi l’arrivo a Barcellona Pozzo di Gotto, le cene insieme, il vedere l’amico nel suo giardino fra tante arance, la descrizione del mordere il frutto da parte dell’amico Emilio, la bellezza di questo agrume, colorato, saporito, con il seme all’interno, e un parallelo fra l’arancia e la donna…anche in questo caso il morso ha il suo perché…

Ferdinando Scianna ha poi chiuso il suo intervento con queste significative parole: “io sono figlio di una spremuta di limone, adoro i sapori di arance e limoni, gli odori di zagara e gelsomino. Il seme ingrandito di 10.000 volte è un pensiero che si dilata. La foto di Emilio che guarda il seme con la lente d’ingrandimento è il fotogramma del concepimento dell’idea”.

Infine Emilio Isgrò, con l’umiltà dei grandi ha detto che l’entusiasmo della gente accresce la sua responsabilità, ed ha raccontato di una recente intervista, quando ai dubbi del giornalista sul fatto che Barcellona possa avere presto uno spazio museale egli ha risposto che la sua città ha il più bel Venerdì Santo della Sicilia ed allora perché non potrebbe avere un museo? Certo non è un percorso da fare in solitudine, ci vuole la collaborazione di tutti, e in questo contesto ha comunque affermato “avverto un’aria nuova a Barcellona, una città aperta al dialogo, in cui si dovrà agire con mentalità di respiro almeno nazionale e con sullo sfondo la grande Sicilia culla della Cultura. Ecco, Barcellona come Città della Cultura. La vita va forzata, ci vogliono visionari che agiscano con concretezza, pur avendo risorse limitate”.

Infine i ringraziamenti a chi si è occupato di questo progetto affiancandolo nel suo sogno concreto, ed a chi ha voluto onorarlo della sua presenza a Barcellona P.G., tra gli altri Alberta Bargilli, giornalista di Rai 5, il canale culturale più importante d’Italia, la Direttrice del Museo di Lipari, Antonio Passa, già Direttore dell’Accademia delle Belle Arti di Roma, Anna Mallamo, responsabile della pagina culturale della Gazzetta del Sud, che ha dato ampio spazio e visibilità all’evento, e dulcis in fundo Michele Buonuomo, Direttore del prestigioso giornale “Arte” Emilio Isgrò ha salutato il pubblico affermando: “l’operazione Cantiere del Seme d’Arancia rappresenta un messaggio lanciato con la speranza che venga colto nella sua essenza più profonda. L’Italia si rifonda così.”

E noi diciamo che l’essenza profonda è il dare un nuovo stimolo alla città, dal Cantiere del Seme d’Arancia possono germogliare tantissime cose, fisiche ed immateriali: un nuovo polo museale ad esempio, e già i locali della ex stazione sono apparsi agli intervenuti molto belli. Il fatto poi che vi saranno visite guidate al cantiere, laboratori, con la partecipazione attiva del cittadino e dei ragazzi delle scuole primarie, è di fondamentale importanza per far si che Cantiere diventi la città intera. Come ci dice il nostro Emilio Isgrò, ci vuole coraggio per realizzare un sogno. Ed allora immaginiamola questa nostra Barcellona Pozzo di Gotto come Città della Cultura, il sogno potrebbe diventare realtà, basta crederci, tutti insieme!


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